LibreOffice è sempre più una realtà consolidata tra le varie suite di ufficio gratuite disponibili.

Nello scorso mese, in casa Oracle (i proprietari di OpenOffice), alcuni sviluppatori, non contenti delle politiche dell'azienda nello sviluppo della suite d'ufficio, hanno deciso di distaccarsi e dare vita a The Document Foundation, una fondazione con lo scopo di mantenere vivo l'originale intento che aveva dato il via alla creazione del programma: avere una suite d'ufficio completa, concorrenziale e soprattutto libera.

In alcune sue parti OpenOffice non soddisfa quest'ultimo punto, e The Document Foundation ha creato un fork del progetto, chiamato LibreOffice, proprio per sopperire alle «mancanze» del progetto iniziale.

Ad Oracle è stato chiesto di donare il marchio OpenOffice ed aiutare nello sviluppo del progetto per continuare con la tradizione, ma al rifiuto della società è seguita la definitiva dichiarazione d'indipendenza di LibreOffice, che ora è scaricabile in versione beta (ma si sta sviluppando molto velocemente) dal sito di thedocumentfoundation.org per Win, Mac e Linux.

LibreOffice ha già ricevuto l'appoggio di nomi altisonanti, come Google, Canonical (proprietaria di Ubuntu) e persino Richard Stallman. Andrà a sostituire OpenOffice come suite d'ufficio di default nelle varie distribuzioni GNU/Linux, diventerà il progetto più seguito dalla comunità Open Source, e in definitiva penso proprio che ci farà dimenticare OpenOffice, o comunque gli assesterà un duro colpo.

La Fondazione, dunque, coordinerà lo sviluppo di LibreOffice, che è disponibile in versione beta all'indirizzo provvisorio: http://www.libreoffice.org e seguirà tutti gli sviluppi necessari “per dare vita al futuro delle suite di produttività insieme a chi traduce, verifica, documenta, supporta e promuove il software”.

Intanto gli utenti si dividono tra chi preferisce il software libero - gli utilizzatori di Open Office sono, secondo le ultime stime, non meno di 100 milioni - e chi invece sostiene che solo con prodotti proprietari si possa avere la certezza che i documenti, una volta prodotti, possano essere caricati e letti dagli utenti di tutto il mondo. Il punto, infatti, è che Word ed Excel sono ancora i più diffusi, e in ambito aziendale non si può correre il rischio di non essere in grado di aprire un documento per motivi di incompatibilità di formati.

Questo della lettura dei formati, insieme all’accusa di non fornire un supporto adeguato in caso di mal funzionamento, sono i cavalli di battaglia dei detrattori, tra i quali ovviamente spicca Microsoft.

Ultimamente a Redmond hanno addirittura realizzato un video, pubblicato sul canale Office Videos di YouTube, che elenca tutti i difetti di Open Office. Eppure, a ben pensarci, il fatto che Microsoft si sia occupata di Open Office, non significa forse che ora anche loro lo vedono come un competitor? E questa ammissione non è forse la chiara testimonianza che Libre Office funziona, e quindi va temuto e contrastato? Non resta che mettere alla prova Libre Office, e riportare a Next Open Innovation le proprie impressioni sulla sua affidabilità.

Screenshots.

















Se ti è piaciuto l'articolo , iscriviti al feed cliccando sull'immagine sottostante per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:


Commenti

Post popolari in questo blog

Rilasciano BlenderBot v3, un chatbot che utilizza il loro modello OPT e aprono la demo per testarlo

Componenti aggiuntivi di Google Workspace

Come rimuovere il virus che trasforma le cartelle in collegamenti nella tua pendrive.